Ecco una risorsa molto carina per chi cerca lavoro all'estero: ci sono capitata su qualche tempo fa, quando cercavo lavoro ed ero appena tornata dal Giappone.
Si tratta del sito web di Top Language Jobs, qui nella versione italiana. E' un sito molto carino e facile da usare, non bisogna nemmeno essere registrati per spulciare le offerte e dare un'occhiata in giro. Certo, va bene solo per chi ha ottime competenze linguistiche, e vuole usarle: per chi è bilingue o multilingue ci sono un sacco di opportunità in tutta Europa, isole comprese.
Chi osa descrivere Costantinopoli?
Un minuto - un altro minuto ancora - e si passa la punta del Serraglio, intravedo un enorme spazio pieno di luce e un'immensità di cose e di colori, la punta è passata...
Ecco Costantinopoli! Costantinopoli sterminata, superba, sublime. Gloria alla creazione dell'uomo! Io non avevo sognato questa bellezza.
Ed ora descrivi, miserabile! Profana colla tua parola questa visione divina! Chi osa descrivere Costantinopoli?
Da Edmondo De Amicis ~ Costantinopoli, I-II, ed. Treves, Milano 1877
Se non ti sorride in silenzio
Se non ti attraversa i sogni
Se non ti illumina come un'idea o un'intuizione
Se non ti mette in risalto come il tuo vestito migliore
Se non esita a darti una delusione,
ma esita a guardarti negli occhi.
Se ha bisogno di troppe parole
stanche
Se non ti cambia nemmeno un po'
né nel bene né nel male,
allora semplicemente
Se non ti mette in risalto come il tuo vestito migliore
Se non esita a darti una delusione,
ma esita a guardarti negli occhi.
Se ha bisogno di troppe parole
stanche
Se non ti cambia nemmeno un po'
né nel bene né nel male,
allora semplicemente
non é amore
ECH
Arrivo al porto, Buyukada
Il lungo mese del Ramazan sta per finire. Fervono i preparativi per il Bayram, la grande festa che segna la fine del Ramadan qui in Turchia, dieci giorni dove tutto si ferma - un po' come in Italia a ferragosto - e si fanno tanti bei fuochi d'artificio sul Bosforo. In questa calura tardiva, nel caos dei turisti che continuano ad arrivare, abbiamo già prenotato un posto in prima fila! Ci basterà sederci sugli scalini di casa Treasures per vedere i fuochi direttamente sul Bosforo.
In questi giorni febbrili e caldissimi l'isola di Buyukada è per noi tutti Istanbuliani una piccola fuga; l'isola è vicina, anche se sembra lontana svariati anni luce. E' semplicissimo arrivarci: basta andare all'imbarcadero di Kabatas che sta qui a due passi (ci arriva anche il tram da centro città, è il capolinea) e imbarcarsi per le Princes Islands, con il traghetto pubblico. Costa 6TL andata e ritorno, meno di tre euro, per tutte le isole, che sono in tutto quattro. Buyukada è la numero quattro, l'ultima, la più grande e rigogliosa, ma non la più bella a quanto pare. La più bella è un'altra. Ci andremo la prossima settimana. Ma ecco come si presenta Buyukada quando si approda nel suo porticciolo...
Voglio girare il mondo!
Come nasce l'istinto di avventura?
Da che cosa scaturisce un'implacabile sete di viaggiare, e che cosa l'alimenta?
La musica. Quella che accompagna ogni viaggio.
Ricordi queste parole?
Voglio girare il mondo anche se la gente ride / anche se tutti quanti mi consigliano di restare / e voglio andarmene via / proprio perché secondo loro / dormire sotto le stelle / vuol dire solo sentir freddo
I Girasoli
I Girasoli |
Voglio girare il mondo, anche se la gente ride. Anche se tutti quanti mi consigliano di restare. Questo mi cantava il mio papà quando ero una pupa di sei anni: sono le parole di una bella canzone dei Girasoli, un gruppo in voga negli anni 60, inghiottito dall'oblio delle band che hanno fatto il loro tempo e il loro dovere, e che nessuno ascolta né conosce più.
A questa canzone io devo moltissimo, con me ha fatto centro. Ha colpito il mio immaginario in maniera radicale - più delle varie fiabe e fiabette tipo Cappuccetto Rosso, per dirne una - che parte tutta sola per andare a trovare la nonna e cammina cammina. Ecco, la parte che mi piaceva era quella di Cappuccetto Rosso che si attardava nel bosco col cestino preparatole dalla mamma, per raccoglie fiori bellissimi, osservare gli alberi e gli uccellini sui rami, per incontrare un lupo, che meraviglia! Il resto, la nonna, il cacciatore assassino, che occhi grandi che hai adesso ti mangio e compagnia bella... Che palle.
In giro per il mondo, al freddo e sotto la pioggia, per vedere tante cose che in una stanza non avrei potuto vedere mai. Credo si sia formato così il mio immaginario avventuroso, proteso oltre le note del quotidiano: attratta dal mondo, dai suoi abitanti, dalle sue meraviglie e dai suoi infiniti tesori nascosti.
Zio Georges
Un altro musico dallo spirito indomito e dal pensiero libero - che ha nutrito il mio immaginario per anni - è il francese Georges Brassens. Pipa in bocca, baffoni e chitarra, incarna alla perfezione la figura del cantautore burbero ma dal cuore d'oro: ha ispirato Fabrizio de André più di chiunque altro. Il suo è un universo fatto di donne e amori, ribaldi e prostitute, fiori e animali, leggende e drammi di ogni giorno, sempre pieno di umanità, di compassione mai. Uno che la Francia l'ha girata tutta e ha vissuto ovunque, dalla Camargue alla Bretagna, per poi ritirarsi a Parigi, in una chiatta sulla Senna.
Georges Brassens |
Vagabundear
Poco prima di iniziare a viaggiare, un personaggio chiave della mia vita (sembrano mille anni fa) mi regalò questo brano del catalano Joan Manuel Serrat, Vagabundear. Una canzone che è un inno al viaggio: energetico, autentico e viscerale. Grida di lasciarsi tutto alle spalle e partire senza voltarsi. Senza aver paura di lasciare nemmeno i proprio affetti. I veri affetti, tanto, li portiamo sempre con noi, e così le nostre radici: che cosa cambia se siamo qui, o altrove? Qué más da, qué más da, aquí o allá? Un papel y una guitarra, il passaporto e una chitarra. Non ci serve altro.
Juan Manuel Serrat - Vagabundear |
Harto ya de estar harto, ya me cansé
de preguntarle al mundo por qué y por qué.
La Rosa de los Vientos me ha de ayudar
y desde ahora vais a verme vagabundear,
entre el cielo y el mar.
Vagabundear.
Como un cometa de caña y de papel,
me iré tras una nube, pa' serle fiel
a los montes, los ríos, el sol y el mar.
A ellos que me enseñaron el verbo amar.
Soy palomo torcaz,
dejadme en paz.
No me siento extranjero en ningún lugar,
donde haya lumbre y vino tengo mi hogar.
Y para no olvidarme de lo que fui
mi patria y mi guitarra las llevo en mí,
Una es fuerte y es fiel,
la otra un papel.
No llores porque no me voy a quedar,
me diste todo lo que tú sabes dar.
La sombra que en la tarde da una pared
y el vino que me ayuda a olvidar mi sed.
Que más puede ofrecer
una mujer
Es hermoso partir sin decir adiós,
serena la mirada, firme la voz.
Si de veras me buscas, me encontrarás,
es muy largo el camino para mirar atrás.
Qué más da, qué más da,
aquí o allá
Viaggiatori al verde
Nell'America degli anni '50 spopolano tre ragazzoni del sud che con la chitarra e la faccia pulita raccontano storie degne del miglior Jonny Cash, solo un po' più country e meno dannate. Ma altrettanto inquiete. E' il Kingston Trio: pochi soldi in tasca, una chitarra e un'anima vagabonda.
Sono sempre in viaggio, una chitarra e un bicchiere e sono felice. Eccomi, eccomi qui. Non mi importa dei dollari, quegli stracci verdi li spendo più in fretta che posso, per una buona chitarra o un buon brandy, anima in semplice che sono.
The Kingstone Trio - Greenback dollar |
Un po' la mia versione della buona chitarra e del buon brandy.
Some people say I'm a no 'count. Others say I'm no good. But I'm just a nat'ral-born travelin' man, doin' what I think I should, O, yeah. Doin' what I think I should, poor boy.
Ridono, ridono. E rideranno
Gli spiriti vagabondi amano la musica, che è una naturale compagna del viaggio e della smania di partire. Odiano invece le chiacchiere della gente, e quelle critiche che si trasformano in minacce e dita puntate contro chi ha scelto di vivere a modo suo, una vita diversa. Una diversità di cui ridere con invidia e amarezza: perché la che gente giudica - spesso senza conoscere - trolla da dietro una tastiera e ride. Di risate in sottofondo ce ne saranno sempre, qualsiasi cosa faremo.
Tanto vale fare di testa nostra.
Tanto vale fare di testa nostra.
Oltre il Surrealismo e l'Art Nouveau: Yoshitaka Amano
Ecco a voi la straordinaria arte di Amano Yoshitaka - o Yoshitaka Amano (天野 喜孝) - dato il costume giapponese di anteporre il cognome al nome (vedi la signora Lennon - quella che noi chiamiamo Yoko Ono - che per loro è Ono Yoko!). Suo il concept di Final Fantasy, la popolare serie di videogiochi made in Japan.
Oltre ad essere un raffinato cultore dell'arte tradizionale giapponese, Amano adora l'arte occidentale: nelle sue opere grafiche e pittoriche risuonano chiare le eco del Surrealismo e dell'Art Nouveau, William Blake e Odilon Redon, Leonor Fini e Max Ernst.
Tra Bougainvilles e case coloniali, Buyukada
Una casa di legno bianca, con una veranda che si affaccia su un giardino di fiori viola. Vicoli stretti e polverosi dove la luce disegna ombre dorate sulle imposte chiuse. Carrozze trainate da cavalli che sfrecciano, carretti che trasportano l'acqua impilata in gigantesche bottiglie di plastica blu: sonnolenta e immobile, la vita scorre su quest'isola dimenticata dal tempo.
Non ci sono macchine, solo bici, cavalli e asini. Istanbul è a un'ora di traghetto: mentre i pescherecci attraccano al porto e il muezzin canta la preghiera serale, noi passeggiamo tra le strade di questo luogo molto speciale, al largo del Mar di Marmara: l'isola di Buyukada.
A Buyukada c'è molto da vedere, e molto dietro a cui perdersi.
Come evitare le code in aeroporto!
Le code estive all'aeroporto sono un flagello un po' per tutti i viaggiatori specie quando si vola da colossi internazionali come l'Ataturk di Istanbul. Il traffico umano aumenta, lievita come l'impasto della pizza, e come sappiamo, dove c'è traffico c'è ingorgo.
Gli ingorghi riguardano due principali azioni: il controllo passaporti e il check in dei bagagli ai raggi x. Stramberie da viaggiatori pazzi a parte, le casistiche che causano i rallentamenti sono più o meno sempre le stesse: ne ho stilato un elenco basandomi su fatti e fattarelli “problematici” che ho visto succedere negli aeroporti di mezzo mondo. Vediamo!