In primavera, quando il sole inaugura la sua fiera ronda luminosa e incandescente, sono una vera e propria frustrazione. Un cruccio. Un'occasione mancata. Sono gelide e buie.
Ad Atene, sotto un cielo blu con sfumature che vanno dal cobalto, al centro, fino al turchese, ai margini, e un sole giallo-topazio e caldo come una camomilla fumante, mi è capitata una camera a nord. Freddina, bianca, pesanti tende color metallo alle finestre, vago odore di muffa misto a vago sentore di chiuso, deprivazione totale dei raggi solari. Nemmeno uno spicchietto di sole. Nemmeno una misera fettina, niente. Nord pieno.
C'è però un certo gusto in quest'ombra, con il suo incongruo freddo, proprio mentre fuori tutto è illuminato, spellato a caldo dal sole della Grecia; e allora provo un ancestrale senso di protezione, di caverna, di riparo, di conca che non è raggiunta dalla pioggia e dalle intemperie, né picchiata dai raggi della canicola impietosa. Subisco potentissimo il fascino del nord che colora di grigio e di ombra i muri, tiene lontani i colombi che vanno a cantare, dormire e riprodursi al sole. C'è silenzio. Il freddo è spesso silenzioso. Osservo i particolati della stanza, come ipnotizzata, guidata dalle forme e misure dei loro enigmatici contenuti.
L'albergo si anima per me di storie vissute ad Atene, da altri, nella camera a nord, discreta, fresca nelle notti d'estate, lunghe di amore e di sospiri, dietro alle tende tirate su un cielo ammantato di stelle. La stella polare indica il nord.
Da qui, la vedrò prima di chiunque altro. E dalle navi, dalle barche che la sua scia luminosa e affidabile ha guidato a terra, sino al Pireo, migliaia di altri occhi incontreranno i miei, di lontano.
Tutto questo mi racconta questa camera angusta e ombrosa. Che il nord, in fondo, è dentro ognuno di noi. E' quell'angolo senza nome, intimo e in penombra, dove ci rifugiamo per riflettere ed essere malinconici. Per le scale, una finestra si apre a sud, alla vita che è fuori, che non aspetta, che rifulge della bellezza del mondo.
Ho imparato che in ognuno di noi c'è una piccola, umida e palpitante camera a nord, un prezioso rifugio dal sole intenso della vita, e dalle sue intemperie.
Il contadino e la cinciarella
Il contadino e la cinciarella, leggenda altomedievale |
Un contadino, un mattino, trovò in una rete una cinciarella, che vi era rimasta intrappolata.
La raccolse e quando l'ebbe in mano, le disse che l'avrebbe mangiata.
La cincia rispose che se l'avesse mangiata, non se ne sarebbe saziato, poiché lei era molto piccola.
Se invece l'avesse lasciata andare, lei gli avrebbe dato tre preziosi consigli, che gli sarebbero stati molto utili.
Il contadino, convinto, la lasciò andare.
Lei andò a posarsi su un ramo, e diede al contadino questi tre consigli:
"Quel che tieni in mano, non gettarlo ai tuoi piedi;
non credere a tutto quello che ti viene detto;
non rattristarti troppo di quello che non puoi recuperare".
Pronunciate queste parole, volò via.
~ Leggenda altomedievale ~
Atene e un tramonto di periferia
Atene, quartiere di Omonia, prima cintura nord della città. E' la vigilia di Pasqua e sul viale c'è una lunga teoria di bus che stanno per riportare a casa intere famiglie. Destinazione: Tirana. Carichi di arance, patate ed elettrodomestici, i risparmi cacciati nelle scarpe e le valigie piene fino a scoppiare, nella canicola primaverile. Si attraversano i Balcani, si ritorna in Albania. Si va a casa per Pasqua.
Le signore hanno gli occhi stanchi e sgomitano, i bambini piangono e vogliono la bambola che si illumina, quella dei cinesi che passano a vendere tra i bus, le cassette piene di gadget elettronici.
I magrebini osservano, piazzati agli angoli delle strade, le tasche piene di bustine e di sostanze male tagliate, poi si scambiano occhiate cocciute. Le prostitute si rifanno il trucco a vicenda, in fila come luci di natale da lampione a lampione, mentre i taxi sfrecciano senza pietà. I turisti sono sconcertati da questo casino, dal senso di sfacelo e caduta libera in questa Atene ai margini.
A mezzanotte la messa sancirà uno dei giorni più attesi dalla cristianità ortodossa, con tanto di liturgia cantata dal Pope. I poliziotti sono di guardia davanti alle chiese, gli zingari vendono i ceri votivi alle signore che camminano svelte guardandosi i piedi, strette nei loro foulard.
I magrebini osservano, piazzati agli angoli delle strade, le tasche piene di bustine e di sostanze male tagliate, poi si scambiano occhiate cocciute. Le prostitute si rifanno il trucco a vicenda, in fila come luci di natale da lampione a lampione, mentre i taxi sfrecciano senza pietà. I turisti sono sconcertati da questo casino, dal senso di sfacelo e caduta libera in questa Atene ai margini.
A mezzanotte la messa sancirà uno dei giorni più attesi dalla cristianità ortodossa, con tanto di liturgia cantata dal Pope. I poliziotti sono di guardia davanti alle chiese, gli zingari vendono i ceri votivi alle signore che camminano svelte guardandosi i piedi, strette nei loro foulard.
La melodia antica del moderno: Fleet Foxes
Fleet Foxes |
Australia, Fremantle. Sono le otto e mezza di sera e la luce della sera disegna, dalle persiane socchiuse, liste sul letto sfatto, sulle lenzuola dorate come dune di sabbia. Il the si raffredda nella tazza, e dalla radio ascolto una stupenda melodia. L'aria profuma di polvere. Amo la radio, che all'improvviso ti regala melodie che non conoscevi, che qualcuno ha ascoltato e scelto per te. Una musica bellissima che sembra provenire dagli anni '60, la stessa atmosfera rarefatta e sospesa. Come sulle arcate di una cattedrale gotica, le note si rincorrono, le voci si armonizzano nella magica melodia del White Winter Hymnal. Come le trame del sole tra le persiane la musica-sogno ci trasporta, immancabilmente, in un'atmosfera familiare, eppure lontanissima. Ma non proviene dagli anni '60. Questa è magia di oggi, la magia dei Fleet Foxes, cinque ragazzi sorridenti con barba, ricci e camicia a quadri, un po' figli dei fiori e un po' figli di Seattle, città che come continua a sfornare artisti liberi, ispirati e ricchi di talento.
Fleet Foxes |
Le performance live dei Fleet Foxes hanno sempre il sapore, speciale, dell'unicum. Gli strumenti si fondono negli ambienti, con le loro architetture e i loro bioritmi. Uno dei loro happening più belli ed emozionanti: il concerto di Parigi, dove gli strumenti, semplici ed elementari, entrano a turno, uno dopo l'altro e si armonizzano con le voci, rincorrono e attraversano gli archi del palazzo..fiato sospeso... Il nuovo album dei Fleet Foxes si chiama Helplessness Blues ed esce il 3 Maggio 2011, dopo un anno e mezzo di silenzio. E inizia il loro tour mondiale! Ecco tutte le date dei concerti sul loro sito internet. Da non perdere!
Fleet Foxes - Helpless Blues |
Il cuore è dispari
Mojimir Jezek, il cuore è dispari |
Amo da sempre i numeri dispari, li trovo incredibilmente simili a me. Evocano imperfezione, incompletezza, e sono l'inizio di una promettente storia in divenire.
Non sono divisibili.
Non sono ordinati.
Sono l'eccezione ripsetto alla norma. Lo dimostra il suffisso deprivativo -dis che indica il processo inverso, una controtendenza, una differenza, un rovesciamento. I dispari sono un po' meno giusti, un po' meno accettabili dei pari. Per questo, molto più simpatici.
Forse, anche un po' meno astratti.
La rude alchimia del sapere non li riguarda.
Sono a-temporali, caotici e intemperanti, perché non si lasciano docilmente dividere a gruppetti di due.
I numeri dispari sono, per loro stessa natura, incasinati, e bohémien.
Sono strofe senza rima, vallate senza eco, piccoli tonfi di caos enigmatico. Ma dal caos nascono cose bellissime.
I fiori hanno petali dispari.
Le mani hanno un numero dispari di dita.
L'infinito è dispari, perché uno.
Come il cuore.
Il rossetto più bello del mondo: Rouge COCO Shine di Chanel
Coco Chanel - Boy |
Colori pastello con una texture estremamente morbida e brillante, un complesso idratante per illuminare le labbra con i toni freschi e cangianti della primavera. Ecco l'ultima magia di casa Chanel: si chiama Rouge COCO shine.
Coco Chanel - Boy |
Rosetto, gloss, illuminante e idratante. Pensato per far risaltare al massimo la curva delle labbra, senza appesantirle, con un leggero e gentile manto di pigmenti delicati e superscintillanti! Bellissimo e ultrafemminile. Semplicemente irresistibile.
Il mio tono preferito? Ha una nome da ragazzo: Boy! Ispirato al soprannome di Arthur Capel, ovvero il grande amore della vita di Gabrielle Bonheur Chanel e «angelo custode» dei suoi primi successi (avete visto il film bellissimo con Audrey Tatou, Coco Avant Chanel? racconta tutta la storia...). Un colore straordinario e studiato dalla Maison per star bene proprio a tutte, destinato a diventare un best seller! Boy era uscito in anteprima in Italia il 13 Marzo 2011, eccolo in tutta la sua pescosa perlescenza!
Il mio tono preferito? Ha una nome da ragazzo: Boy! Ispirato al soprannome di Arthur Capel, ovvero il grande amore della vita di Gabrielle Bonheur Chanel e «angelo custode» dei suoi primi successi (avete visto il film bellissimo con Audrey Tatou, Coco Avant Chanel? racconta tutta la storia...). Un colore straordinario e studiato dalla Maison per star bene proprio a tutte, destinato a diventare un best seller! Boy era uscito in anteprima in Italia il 13 Marzo 2011, eccolo in tutta la sua pescosa perlescenza!
Coco Chanel - Boy |
L'effetto è naturale, elegante, straordinariamente femminile. Ed ecco Boy su Vanessa Paradis! Lo so, l'ho capito appena ha sfiorato le mia labbra...E' amore.
Coco Chanel - Boy |
Il maggiolino dimenticato
Perché così abbandonato e derelitto? Non è un vero peccato? Per un attimo mi sono fermata a pensare. Quest'auto ancora piena di fascino, che sembra indossare una toga, uno smoking, con quei pneumatici bianchi e neri come le scarpe di un ballerino di tango, eleganti anche nella ruggine. L'eleganza vera non si cancella, nemmeno con l'incuria, nemmeno con l'abbandono.
L'eleganza è un'attitudine. L'eleganza è inossidabile.